Trama

La febbre è quella alta, calda, incessante che attacca Jonathan e inizia a perseguitarlo senza lasciargli un respiro né una risposta tra le analisi del sangue e le visite mediche. È un mostro che si presenta all’improvviso e dura per mesi, fino all’arrivo di una parola lunga come un serpente che gli cambierà la vita per sempre. Sieropositività. Il romanzo racconta quello che forse è in parte ancora un taboo, adattandolo alla pelle del protagonista e analizzando il nuovo sguardo con cui lui e il mondo esterno sono costretti a riscoprirsi. Così, il d-day lo porta a fare un salto indietro nel tempo per tornare alle origini sue, di bambino prima balbuziente e poi omosessuale, e di Rozzano, cittadina di periferia che gli ha insegnato cosa essere e non essere.

Perché leggere questo libro?

• È un’eccezione nella letteratura contemporanea
• È una narrazione profonda e toccante
• Racconta la vita del suo autore come un libro aperto

Recensione completa

In “Febbre” Jonathan Bazzi ha fatto qualcosa che molti scrittori più esperti di lui, un giovane sulla trentina al suo primo romanzo, non avrebbero avuto il coraggio di fare. Ha parlato di sé, scrivendo nero su bianco il bello e il brutto della sua vita, i torti subìti e quelli fatti, le paure affrontate e quelle che si sono fatte attendere.

Questa autobiografia un po’ atipica procede a ritroso e serve in realtà anche a confermare un assunto importante e semplicissimo, che Jonathan narratore e autore mostra con sincerità, e che suggerisce che noi non siamo la nostra diagnosi.

C’era una vita prima del d-day e ce n’è una dopo, questo è quello che ci viene trasmesso con le parole di “Febbre”, che scivolano tra le pagine come una melodia dolceamara, e che raccontano una vita consapevolmente da disadattati, dove le frasi secche e decise lasciano spazio ai racconti d’infanzia e ai pensieri del presente.