Trama
Il protagonista di questo romanzo è un giornalista genovese sulla cinquantina, già vincitore di un premio Pulitzer per le sue inchieste di guerra, ma ormai stanco della vita e di tutto quello che lo circonda. Vive a Genova in compagnia di un gatto e si è da tempo rifugiato in una bolla alcolica per smettere di pensare. Sdentix, soprannome affibbiato al suo capo di redazione, gli affida un compito molto arduo da portare a termine, pena il licenziamento: dovrà intervistare Ginevra Astanti, una vecchia signora schiva che, si dice, viva tra le montagne del Basso Piemonte attorniata da cerbiatti. È così che il nostro protagonista parte controvoglia alla volta del paesino di Garessio. Abbandonerà ogni sua certezza per entrare in una favola, riuscirà quel mondo meraviglioso a sciogliere la corazza che si è costruito nel corso degli anni?
Perché leggere questo libro?
- È una storia magica che parla di amicizia, di amore verso gli animali, di fedeltà e di rispetto reciproco
- È una giostra di emozioni, sa far commuovere e al tempo stesso divertire
- Ci ricorda che, a volte, gli incontri più inaspettati possono essere forieri di un cambiamento capace di stravolgere in positivo le nostre vite
- C’è una favola che aspetta ciascuno di noi, basta non smettere mai di cercarla
«I cerbiatti quando scelgono stringono dei patti, come di sangue fra gli individui del gruppo/famiglia. Sono esseri estremamente leali, che danno la vita per i loro cari. Sono limpidi e sinceri. Monogami. La famiglia per loro è tutto ed è per sempre».
Mi guardò serio, Edoardo, dopo avermi detto queste parole. «Ti senti pronta a prendere un impegno con lei per la vita?».
«Sì», risposi sicura e fiera di me. Quel sì, semplice e completo, mi esplose nel petto.
Raffaella Verga
Recensione completa
“Patto cerbiatto” è un romanzo che mi ha piacevolmente sorpresa per diversi aspetti che lo caratterizzano. Innanzitutto mi hanno letteralmente catturata i vari personaggi di cui ho fatto la conoscenza nel corso della narrazione. Tutti, nessuno escluso, sono stati costruiti dall’autrice in maniera impeccabile. Ciascuno di essi, infatti, possiede caratteristiche proprie che lo rendono unico e facilmente identificabile. Sono persone tridimensionali, molto realistiche, con le quali si entra fin da subito in empatia.
Il protagonista principale è surreale, iperbolico, estremamente divertente, cinico quanto basta per entrare nelle grazie di noi lettori. Di lui ho amato la sua crescita personale nel corso della storia, il suo rivelarsi un uomo profondo e buono che è solo forzato dagli eventi ad agire in una certa maniera perché la vita lo ha scottato troppe volte. La scelta di Raffaella Verga di non farci sapere l’identità del giornalista fino alla fine, poi, è significativa. Un nome e un cognome, in fondo, non sono rilevanti ai fini della trama, poiché chiunque di noi potrebbe essere lui, una persona disillusa che non si aspetta più di ricevere nulla dal presente.
Un altro aspetto rilevante di “Patto cerbiatto” è la montagna russa di emozioni di cui è intrisa la trama. Ho riso a crepapelle di fronte ai goffi tentativi del giornalista di evitare di dire parolacce a causa di un fioretto fatto per salvare un amico malato, eppure al contempo mi sono anche commossa di fronte alla bellezza della natura e dei suoi abitanti. Man mano che si entra in punta di piedi nella baita di Ginevra, infatti, la narrazione assume il sapore della favola. E come ogni fiaba che si rispetti, i nostri amati protagonisti saranno chiamati a fare i conti con il cattivo di turno.
Mi ha colpita la parabola evolutiva del protagonista che, in un gioco di specchi con Ginevra, così diversa ora, ma un tempo molto simile a lui, uscirà da questa avventura fortemente cambiato. Un uomo nuovo, o più semplicemente, il ritorno di ciò che lui è sempre stato.
La lettura del romanzo è molto scorrevole, l’attenzione è tenuta sempre alta dai diversi accadimenti che si succedono nei capitoli e la curiosità di scoprire cosa succederà nelle pagine successive è forte. L’autrice è ricorsa all’uso di metafore davvero originali, e ci parla, con estrema sensibilità, attraverso un linguaggio semplice. Il suo stile è vivace, fresco e moderno e le frasi si rincorrono in armonia una dietro l’altra, dando ritmo alla narrazione.
Sono ben dosati anche i momenti di leggerezza e quelli di profondità, la dura realtà e il mondo magico, mentre un forte sentimento di speranza e di ottimismo ci resterà incollato addosso quando chiuderemo l’ultima pagina del libro.
“Patto cerbiatto” è una favola moderna per adulti, che sa intrattenere e far riflettere, una storia che tutti, prima o poi, dovremmo leggere.
L’autrice
Raffaella Verga vive a Loano con il marito Giorgio, due gatti Isotta e Teodoro, e un gabbiano “adottato”. Ha una laurea in Lettere Moderne e una in Psicologia. È una corporate coach. Per lavoro si occupa di formazione psicologica e comportamentale per aziende e privati. La scrittura la contraddistingue fin da bambina. Ama definirsi una scrittrice cristiana che ama Dio, e raccontare di Lui nelle sue storie. Le piace cucinare, pedalare e giocare. Si ritiene un’irriducibile innamorata dell’Amore, di tutti gli animali e del creato. “Patto cerbiatto” è il suo nono romanzo ed è una eco-storia dalla parte dei cerbiatti e della loro salvaguardia. Con i suoi romanzi ha vinto numerosi premi fra cui la segnalazione della critica al Viareggio Carnevale nel 2008 e il Premio Pannunzio nel 2013 con “L’effetto domino”.
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